Wo Man Ray - Camera, Via delle Rosine, 18 - Torino
Foto: Dora Maar. Meret Oppenheim, 1936 Cm 16,5 x 24 Courtesy LEVY Galerie, Hamburg.
© Dora Maar by SIAE 2019.
Mostra in corso dal 17 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020
Camera presenta una mostra che rende omaggio a uno dei maestri della fotografia del Novecento; andranno in mostra circa 200 fotografie realizzate a partire dagli anni Venti a Parigi fino alla morte di Man Ray (1976). Il percorso della mostra è imperniato attorno alla figura femminile che Ray predilisse facendone il fulcro della sua poetica.
Comunicato stampa della Mostra Wo Man Ray
Dal 17 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia rende
omaggio a un grande maestro del XX secolo con la mostra WO | MAN RAY. Le seduzioni della
fotografia.
L’esposizione presenta circa duecento fotografie, realizzate a partire dagli anni Venti
a Parigi, dove Man Ray divenne protagonista assoluto delle stagioni dadaista prima e surrealista
poi, fino alla morte (avvenuta nel 1976). Il percorso della mostra è tutto dedicato ad un preciso
soggetto, la figura femminile, fonte di ispirazione primaria dell’intera sua poetica, in particolare
nella sua declinazione fotografica.
Man Ray, ma anche Lee Miller, Berenice Abbott, Dora Maar, Meret Oppenheim. E Kiki de
Montparnasse, Nusch Éluard, Juliet (l’ultima moglie): artiste, modelle, amiche, compagne. E le
protagoniste della Parigi degli anni Venti e Trenta, Gertrude Stein, Nancy Cunard, Sylvia Beach,
Youki Foujita Desnos. Tutte, in modi diversi, legate per periodi più o meno lunghi a Emmanuel
Radnitzky, detto Man Ray (nato a Philadelphia nel 1890), arrivato nella Ville Lumière nel 1921
con la fama di “dadaista newyorchese”, introdotto da Marcel Duchamp, amico di Tristan Tzara
(e anche loro sono in mostra, il primo en travesti e il secondo affiancato da una enorme figura
femminile, naturalmente nuda) e subito pronto a mostrare quali magie si potessero fare in
camera oscura.
Sono questi i protagonisti, e soprattutto le protagoniste, della mostra di CAMERA, insieme a
Man Ray, l’autore di opere leggendarie come “Le Violon d’Ingres” (1924), “Noire et blanche”
(1926), “La Prière” (1930) - tutte in mostra -, il ritrattista prediletto della Parigi intellettuale e di
quella della moda, l’autore dei “rayographs” e delle solarizzazioni, due procedimenti tecnici che
sono diventati gli emblemi dell’invenzione fotografica delle avanguardie di inizio secolo. Oltre a
ciò, Man Ray fu anche il mentore di due tra le maggiori fotografe del periodo, Berenice Abbott
e Lee Miller, inizialmente sue assistenti, ma che furono in grado di liberarsi della sua
ingombrante personalità per affermare il loro autonomo linguaggio.
Come disse Sylvia Beach, editrice e proprietaria della libreria “Shakespeare & Co.” di Parigi, “Essere fotografati da Man
Ray o da Berenice Abbott significava essere qualcuno”, e in mostra sfilano sotto i nostri occhi -
ripresi dallo sguardo acuto della fotografa americana - James Joyce e Jean Cocteau, André Gide
ed Eugène Atget, in una splendida carrellata che riporta a una stagione irripetibile della cultura
europea. Mentre Lee Miller, giunta anche lei dagli Stati Uniti con la fama di bellissima modella,
lavora con Man Ray a partire dal 1929 e diviene talmente abile da essere praticamente
considerata la coautrice del portfolio “Électricité” (1931) - qui esposto - uno dei capolavori
assoluti della fotografia del periodo, e da diventare a sua volta una protagonista della fotografia
di moda e del fotoreportage negli anni Trenta e Quaranta.
E poi Meret Oppenheim, che presta il suo corpo nudo per una delle serie più iconiche di Man
Ray, “Érotique-voilée” (1933), e al contempo realizza opere di urticante humour surrealfemminista; Dora Maar, di cui si va riscoprendo oggi l’inquietante genialità, rinchiusa per anni
nel ruolo di musa sfortunata dell’onnipresente Picasso; Nusch Éluard, compagna del poeta Paul
e vera icona del gruppo surrealista, della quale viene esposto un raro collage (oltre che gli
splendidi ritratti e nudi realizzati da Man Ray, tra i quali la sensuale silhouette del libro del 1935
“Facile”, capolavoro dell’editoria del tempo). Perché in questa mostra il surrealismo appare
nelle sue forme più pure, grazie alle opere fotografiche dell’uomo “dalla testa di lanterna
magica”, come lo definiva Breton, tanto che un’intera sala è dedicata alla documentazione dei
manichini dell’Exposition International Surréaliste del 1938, “Les mannequins. Résurrection des
mannequins”, evento epocale nella storia dell’arte del XX secolo.
“Come è ormai prassi a CAMERA - osserva il Direttore Walter Guadagnini - abbiamo voluto
raccontare un pezzo di storia dell’arte e della fotografia da una prospettiva sorprendente: tutti
conoscono Man Ray, i suoi nudi dall’erotismo sensuale, provocatorio e giocoso, ma non
altrettanto conosciuta è la storia delle donne che con lui hanno collaborato, vissuto, litigato, che
da lui hanno imparato e a lui hanno insegnato, e che si sono rivelate come altrettante
protagoniste dell’arte e della fotografia mondiale. In questa nuova prospettiva, ricreiamo un
ambiente, raccontiamo una storia in parte inedita ed esponiamo dei capolavori”.
Emanuele Chieli, Presidente di CAMERA, sottolinea: “Questa mostra rappresenta un nuovo,
importante passo nel percorso di ricerca e di presentazione al pubblico intrapreso da CAMERA -
Centro Italiano per la Fotografia ormai quattro anni orsono: si tratta infatti non solo della prima
mostra di CAMERA dedicata a un grande maestro della storia della fotografia mondiale del XX
secolo, ma anche dell’approccio nuovo a un tema così attuale come quello del ruolo della donna
all’interno di ogni ambito della società, compreso quello artistico”.
Una mostra unica, dunque, sia per la qualità delle fotografie esposte, sia per il taglio innovativo
nell’accostamento insieme biografico e artistico dei protagonisti di queste vicende. Un grande
repertorio di immagini a disposizione del pubblico reso possibile grazie alla collaborazione con
numerose istituzioni e gallerie nazionali e internazionali dallo CSAC - Centro Studi e Archivio
della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma - Sezione Fotografia, all’Archivio Storico
della Biennale di Venezia - ASAC, dal Lee Miller Archive del Sussex al MAST di Bologna alla
Fondazione Marconi di Milano. Realtà che hanno contribuito, tanto con i prestiti quanto con le
proprie competenze scientifiche, a rendere il più esaustiva possibile tale ricognizione su uno dei
periodi più innovativi del Novecento, con autentici capolavori dell’arte fotografica.
Curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, la mostra è accompagnata da un catalogo
edito da Silvana Editoriale contenente la riproduzione delle opere esposte, i saggi dei curatori e
di altri studiosi, Mauro Carrera e Paolo Barbaro, nonché essenziali note bio-bibliografiche.
L’attività di CAMERA è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, Lavazza, Eni, Reda, in particolare la
programmazione espositiva e culturale è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo.
Orari: lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00.
Giovedì dalle 11.00 alle 21.00 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura). Martedì chiuso.
Biglietti: ingresso intero € 10; ridotto € 6 (fino a 26 anni, oltre 70 anni.)
Telefono: +39.011.0881150
E-mail: [email protected]
Sito web: Camera |