
Henri Cartier-Bresson e l’Italia - Camera, Via delle Rosine, 18 - Torino
(Foto: Henri Cartier-Bresson,
Siena, 1953
© Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos)
Mostra in corso dal 14 febbraio al 2 giugno 2025
Camera presenta una grande mostra che racconta attraverso 160 fotografie e numerose riviste d’epoca, per la prima volta in maniera esclusiva ed esaustiva, il rapporto tra Henri Cartier-Bresson – “l’occhio del secolo”, come è stato definito – e l’Italia.
Comunicato stampa delle mostra Henri Cartier-Bresson e l’Italia
Un rapporto lunghissimo, fatto di grande passione (“visto che l’Italia sembra piacerti moltissimo”, gli scrive l’amico Robert Capa nel 1951) e di grande conoscenza, che ha dato vita ad alcune delle immagini più note del fotografo, e dunque della storia della fotografia del Novecento.Normanno di nascita e parigino di adozione, Cartier-Bresson frequenta l’Italia a partire dal 1932 – quando ha solo ventiquattro anni – e vi ritorna regolarmente nel corso dei decenni successivi, in particolare negli anni cinquanta. Piacere personale, commissioni delle grandi riviste internazionali – da “Life” a “Harper’s Bazaar”, da “Holiday” a “Vogue” – e committenze dell’industria – in particolare quella di Adriano Olivetti – sono le diverse ragioniche portano il fotografo ad attraversare l’Italia da Nord a Sud, senza tralasciare le isole, per ben quarant’anni, fino alla vigilia del suo abbandono della fotografia professionale, intorno alla metà degli anni settanta.Un lungo e originale percorso, scandito da immagini celeberrime e altre meno conosciute, all’interno del quale, oltre ai luoghi canonici e a quelli meno noti, alle persone comuni, si ritrovano anche alcuni dei protagonisti della cultura italiana del dopoguerra, da Roberto Rossellini a Luchino Visconti, da Giorgio de Chiricoa Pier Paolo Pasolini, a dimostrazione di come Cartier-Bresson sia stato in grado di testimoniare con la sua Leica l’evoluzione di un paese nelle sue diverse sfaccettature.
Sala 1
1932
Il primo viaggio
Da Trieste a Salerno
Quando nel 1932 Henri Cartier-Bresson compie il suo primo viaggio in Italia insieme all’amico scrittore André Pieyre de Mandiargues e alla pittrice Leonor Fini (fotografati in acqua in una serie tra le più sensuali della sua intera produzione) è ancora alla ricerca della sua più autentica strada nel mondo delle arti figurative. Ha abbandonato da poco l’idea di diventare pittore, ha realizzato alcune fotografie durante un lungo soggiorno in Africa e ha appena comprato una Leica, la macchina che diventerà la sua inseparabile compagna per oltre quarant’anni. In questo viaggio di piacere, che tocca diverse località, da Trieste a Livorno, da Siena a Salerno, Cartier-Bresson realizza alcuni dei suoi capolavori, unendo la vena surrealista – che ha conosciuto e coltivato nella frequentazione del circolo bretoniano a Parigi – alla sua straordinaria capacità compositiva, che gli permette di realizzare immagini in perfetto equilibrio tra istantaneità e sospensione temporale.
Sala 2
1951-52
Succede tutto nella piazza
Roma
Henri Cartier-Bresson ritorna in Italia all’inizio degli anni cinquanta: è già un autore celeberrimo, ha esposto al MoMA di New York, ha fondato l’agenzia fotografica Magnum (insieme agli amici Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert) ed è richiesto dalle più importanti riviste illustrate del mondo, prima fra tutte ??Life”.Proprio nelle pagine di quest’ultima viene pubblicato un lungo servizio che racconta la vita quotidiana in una piazza romana, uno spaccato sorprendente nel quale emerge la capacità del fotografo di cogliere l’aneddoto, l’elemento caratteristico di una situazione banale, e insieme di trasformarlo in una visione più complessa grazie al perfetto dominio degli elementi spaziali che compongono l’immagine. La Roma che esce da queste immagini è una città profondamente legata alla sua storia e alla sua identità, ma che sta entrando definitivamente nella modernità.
Sala 3
1951-1952
“Le persone qui sono incredibilmente ospitali”
Abruzzo, Basilicata e Ischia
Il Sud dell’Italia diventa un caso nazionale e internazionale nel secondo dopoguerra. È il luogo dove si gioca la grande partita della modernizzazione del paese a fronte di un’arretratezza economica e di persistenze culturali ataviche che sono state messe in luce in maniera esemplare dal romanzo Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, scrittore e pittore che il fotografo conosce già dagli anni trenta e che sarà la sua prima guida in queste terre. Cartier-Bresson scende in Abruzzo e in Basilicata (e in particolare nell’area della Lucania) tra la fine del 1951 e gli inizi del 1952, e realizza alcune delle sue immagini più famose, come le vedute dell’Aquila o della piazza di Scanno, unite a scene che evidenziano la particolarità di questa regione e della vita dei suoi abitanti (prima tra tutte quella involontariamente surreale del contadino che, in occasione delle distribuzione delle terre, una delle grandi conquiste sociali di questo momento storico, ringrazia facendo il saluto fascista). Le fotografie di Cartier-Bresson, comprese quelle realizzate a Ischia nello stesso periodo, saranno pubblicate sulle grandi riviste illustrate internazionali, contribuendo anche alla formazione dell’immaginario collettivo mondiale relativo al Mezzogiorno.
Sala 4
1953
L’Italia da nord a sud
Nel 1953 il fotografo ritorna in Italia, realizzando questa volta un vero e proprio Grand Tour, che tocca città come Genova, Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Siena: il risultato di questo nuovo viaggio si trova soprattutto nelle riviste illustrate che trasformano il Belpaese in un Eden fuori dal tempo, dove la vita delle persone scorre serena in mezzo alle scenografie costituite di monumenti dei centri storici. In realtà la visione di Cartier-Bresson è più complessa; è il tentativo di leggere la natura specifica di un paese e dei suoi abitanti all’interno di uno spazio storico, geografico e culturale più ampio come quello europeo, e non a caso molte di queste immagini faranno parte di Les Européens, uno dei suoi volumi più famosi, pubblicato nel 1955. Merita di essere sottolineata l’attenzione con la quale il fotografo riprende alcune figure isolate, intente a compiere azioni non particolarmente significative, ma che assumono un’importanza visuale proprio grazie al rapporto esemplare che si instaura tra il corpo e lo spazio pubblico nel quale si muove.
Sala 5
1958-1968
Di nuovo a Roma
Alla fine del decennio cinquanta l’Italia è profondamente cambiata. È in pieno boom economico e sta diventando non solo una meta turistica tra le più frequentate, ma anche uno dei paesi dove lo stile di vita tipico della società dei consumi occidentale va prendendo più piede. Cartier-Bresson testimonia questo mutamento sociale e culturale fotografando ancora una volta Roma, ma da un diverso punto di vista: a fianco del centro storico appaiono ora le periferie, i luoghi dove la città si espande in maniera anche drammaticamente disordinata, i luoghi dove Pier Paolo Pasolini – ritratto dal fotografo proprio nel quartiere di Pietralata – ambienta il suo romanzo Una vita violenta, uscito proprio nel 1959. Seguendo le committenze delle riviste, l’anno precedente Cartier-Bresson era tornato invece su uno dei suoi temi più cari, le folle protagoniste dei grandi eventi del secolo, come ad esempio l’ascesa al soglio pontificio di Papa Giovanni XXIII.
Sala 6
1960-1962
Committenze per le riviste e per l’industria
Napoli e la Sardegna
Il Sud e l’Italia insulare sono sempre state fonti di ispirazione per gli intellettuali europei, e Cartier-Bresson, come si è già visto, non si sottrae a questa tradizione. Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta eccolo dunque a Napoli, dove riprende la vita di strada e i nuovi stabilimenti, come quello costruito nel 1955 da Olivetti a Pozzuoli, ma anche, in una immagine di straordinaria suggestione, la grande eredità artistica conservata nei musei, e in Sardegna, dove realizza un servizio che sarà pubblicato sulle pagine di “Vogue”. Si ritorna qui all’Italia senza tempo, a quel mondo rurale molto caro allo stesso fotografo, che ritrae con la consueta sensibilità luoghi e persone, evitando di cadere nel facile bozzettismo.
1971-1973
Gli ultimi viaggi fotografici in Italia
Napoli, Palermo, Venezia e la Basilicata
Venezia, la Basilicata e il Sud che Cartier-Bresson ritrova all’inizio degli anni settanta non sono più quelli di vent’anni prima, così come tutta l’Italia è ormai definitivamente cambiata. Ma mentre al Sud il fotografo cerca e trova ancora le tracce di un passato che si incontra – e talvolta si scontra – con il presente, la persistenza di una cultura rurale che si misura con un’industrializzazione sempre più forte e invadente, nel capoluogo veneto la scena è dominata dai volti e dai corpi dei manifestanti che sostituiscono completamente i turisti nelle piazze degli anni cinquanta. Ancora una volta, sulla soglia del suo progressivo allontanamento dall’attività fotografica negli anni settanta, Cartier-Bresson dimostra di comprendere la società nella quale vive e della quale è stato testimone per oltre quarant’anni, anche in Italia.
Informazioni utili per la visita
Orari: lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica dalle 11 alle 19. Giovedì dalle 11 alle 21 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura).
Biglietti: intero € 12, ridotto € 8 (fino a 26 anni, oltre 70 anni). Gratuito fino a 12 anni; possessori Abbonamento Musei Torino Piemonte, possessori Torino+Piemonte Card, possessori tessera ICOM.
Visitatori diversamente abili e un loro accompagnatore. Guide turistiche abilitate.
Telefono: +39.011.0881150
E-mail: [email protected]
Sito web: Camera |