
All'ombra di Leonardo - Venaria Reale - Piazza della Repubblica,
4 - Venaria Reale (To)
(Foto: MANIFATTURA BRUSSELLESE (?), Ultima Cena (copia da Leonardo da Vinci), 1516-1533. Arazzo in seta e filati metallici in argento e oro. Città del Vaticano, Musei Vaticani. Foto: © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - Direzione dei Musei Vaticani, tutti i diritti riservati)
Mostra in corso dal 21 marzo al 3 settembre 2023
Alla Venaria Reale apre una mostra preziosa e di grande suggestione: All’ombra di Leonardo. Arazzi e
cerimonie alla corte dei papi.
La mostra è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con l’importante
partecipazione dei Musei Vaticani e raccoglie opere provenienti, oltre che dai Musei Vaticani
stessi, anche dal Museo di Roma, dai Musei Reali di Torino, dal Museo Diocesano Tridentino,
dalla Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli di Milano e da diverse collezioni private.
Comunicato stampa della Mostra All'ombra di Leonardo
Si tratta di un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le
più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si
svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da
straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello. Cogliendo il senso di antiche
cerimonie, ricche di simboli e di significati, arazzi, quadri, incisioni ed oggetti raccontano
una storia che affonda le sue radici lontano nel tempo, immergendo il visitatore in un
mondo di tradizioni e antichi riti. Non solo atti esteriori, ma importanti testimonianze della
Chiesa Romana.
La storia che si racconta ebbe inizio nel 1533 quando, in occasione del matrimonio di Caterina de’
Medici, nipote di papa Clemente VII, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia
Francesco I, quest’ultimo donò al pontefice un prezioso arazzo raffigurante l’Ultima Cena
di Leonardo. Un matrimonio e un regalo importante che suggellavano l’alleanza tra la Francia
e il Papato contro l’imperatore Carlo V (responsabile del sacco di Roma, avvenuto solo sei anni
prima, nel 1527). L’opera fu realizzata dopo il 1516 su ordine dello stesso Francesco I
e di sua madre Luisa di Savoia. Questo spiega la presenza di simboli sabaudi lungo tutta
la bordura dell’arazzo. Nel prezioso panno, interamente tessuto in oro e seta, l’Ultima Cena
milanese è trasposta con assoluta fedeltà, ma con un’importante variazione. Lo sfondo –che
nell’originale è quasi un’astrazione– diviene un’architettura rinascimentale: come se l’Ultima
Cena si svolgesse alla corte di Francia. Francesco I era un grande estimatore di Leonardo, tanto
da averlo chiamato alla sua corte, ed è ormai opinione di molti che il cartone dell’arazzo,
su cui fu poi effettuata la successiva tessitura, sia stato realizzato in Francia sotto la
supervisione dello stesso Leonardo.
Quando lo ebbero nelle loro collezioni, i pontefici decisero di utilizzare l’arazzo per
alcune delle più importanti e suggestive cerimonie religiose della corte papale. In
particolare nella Lavanda dei Piedi che si svolgeva nella sala Ducale del Palazzo Vaticano e
in occasione della quale il pontefice, a imitazione di Cristo, lavava i piedi a tredici sacerdoti poveri
(dodici rappresentavano gli apostoli, uno forse Cristo stesso) posti a sedere su un palco sotto
l’arazzo leonardesco. Lo stesso pontefice, poi, coadiuvato dal suo seguito, serviva la cena (Coena
Domini) ai tredici con chiaro rimando all’Ultima Cena.
Qui il panno leonardesco intrecciò la sua storia con un altro arazzo, di grande rilievo e
bellezza: quello per il dossale del baldacchino papale, realizzato sempre per
Clemente VII, appassionato collezionista di prodotti tessili. A disegnarlo per lui erano stati
gli allievi di Raffaello, gli stessi che avevano lavorato con il Maestro nelle celeberrime Stanze
Vaticane e nelle Logge del palazzo. A quarant’anni di distanza dalla sua ultima
esposizione l’imponente baldacchino, realizzato nella stessa manifattura
brussellese da cui uscirono i famosi arazzi di Raffaello della Cappella Sistina, verrà
ricostruito in mostra, munito della sua copertura impreziosita dai suoi pendenti di
straordinaria bellezza.
All’inizio della cerimonia della Lavanda dei piedi il pontefice si levava dal trono, sotto il
baldacchino raffaellesco, e si portava sotto l’arazzo leonardesco, all’ombra del quale lavava i piedi
ai poveri. Benché generalmente il solenne rito della lavanda si svolgesse nel Palazzo Vaticano e
successivamente nella Basilica di San Pietro, almeno una volta (nel 1831) essa ebbe luogo anche
al Quirinale, già Palazzo Pontificio. Una storia ricordata indirettamente con il grande arazzo
raffigurante Gesù che lava i piedi agli Apostoli. Donato da Napoleone a papa Pio VII, il
raffinato panno, realizzato a Parigi nella celebre Manifattura dei Gobelins, è ancora oggi esposto
nelle Sale del Carracci del palazzo presidenziale italiano.
Il rito della Lavanda non era, però una prerogativa pontificia. Tutti i sovrani cattolici -e sino a fine
Seicento anche il protestante re d’Inghilterra a imitazione della corte papale- la praticarono per
molti secoli, in alcuni casi sino a meno d’un secolo fa. Una storia anch’essa ricordata nella mostra
da una splendida aiguiere usata da Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia, ora nei
depositi dei Musei Reali di Torino. È associata ad altre due splendide brocche
provenienti dalla Sagrestia pontificia, usate probabilmente per lo stesso scopo.
Mostra a cura di:
Alessandra Rodolfo
Storica dell’arte, ha collaborato con varie università, con il Servizio per la Conservazione del
Patrimonio Artistico del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Italiana, con
la Soprintendenza di Roma e con la Regione Lazio. Dal 2004 lavora presso i Musei Vaticani
dove attualmente è curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XVII e XVIII e del Reparto Arazzi
e Tessuti. Ha al suo attivo la curatela di varie mostre, interventi a convegni, la direzione di vari
restauri e numerose pubblicazioni scientifiche incentrate sulle collezioni vaticane.
Andrea Merlotti
Storico, lavora a Venaria dal 2001 e dal 2008 vi dirige il Centro studi del Consorzio delle
Residenze Reali Sabaude. Curatore di diverse mostre ed autore di numerosi libri e studi sulla
storia dei Savoia e delle corti italiane, è dottore di ricerca in Storia sociale dell’Europa e siede
nel Comitato scientifico del Centre de recherche du Château de Versailles. Scrive regolarmente
su Il Sole 24 Ore, tiene una rubrica sul Giornale dell’arte e ha collaborato a diversi programmi
di Rai Storia.
Allestimento a cura di:
Lorenzo Greppi
Operando principalmente nell’ambito della progettazione di allestimenti multimediali di
musei e mostre, l’architetto Lorenzo Greppi ha sviluppato nel tempo un percorso professionale
assolutamente originale. Tra i suoi lavori il Museo di storia naturale di Venezia, il Museo della
battaglia di Vittorio Veneto, il Musée de la Résistance nationale a Parigi, il Museo di Palazzo
Davanzati a Firenze, le mostre “Il Nilo a Pompei” al Museo Egizio di Torino, “Courir après le
Temps” al Museo olimpico di Losanna, “Il genoma umano” al Muse di Trento, etc. Attualmente
è impegnato nei nuovi allestimenti del Museo La Specola di Firenze, del Museo del Trecento di
Rimini, del Museo archeologico di Stabiae, del Museo della Letteratura a Trieste, del Musée
Suisse du Jeu a La Tour-de-Peilz ed altri. È tra i fondatori del progetto “MuseiEmotivi”, creato
nel 2015 in collaborazione con l’Unifi, impegnato nella promozione di attività di ricerca
interdisciplinare per una nuova cultura museale.
Catalogo edito da:
Silvana Editoriale
Informazioni utili per la visita
Biglietti: intero €
14; ridotto € 10 per gruppi di minimo 12 persone, maggiori di 65 anni;
ridotto € 5 per ragazzi dai 6 ai 20 anni e universitari under 26; €
2 per le scuole con classi minimo di 18 studenti, ingresso gratuito per
2 accompagnatori ogni 27 studenti; gratuito per minori di 6 anni.
Telefono:
+39.011.4992333
Sito web: La
Venaria |